Programmazione dall’8 all’11 Aprile
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Firenze, 07 aprile 2023

Ai Genitori

Scuola Secondaria I e II grado

 

Carissimi genitori e figli,

è con gioia che vi raggiungo per condividere la pienezza di questi giorni pasquali che ci sentono uniti nella stessa avventura educativa.

Il tempo che viviamo sta consolidando un nuovo paradigma: la precarietà, per cui si naviga in un oceano di incertezza, coltivando la speranza di un approdo sicuro. In questa situazione non ci basta non morire, perché non è ancora vivere, nonostante una paura corrosiva che sembra diventare predominante su ogni altro sentimento, c’è un desiderio intenso di vita che esce dai nostri cuori. La vita è più delle banalità che la deviano dalla rotta principale.

Un papà, alcuni giorni fa, mentre riportava a casa da scuola sua figlia di quattro anni, sorella di una nostra alunna, gli pone una domanda sorprendente: “Papà, i grandi sono felici?”.  Lui si è preso in braccio la bambina ed è riuscito soltanto ad abbracciarla. “Se rispondevo, sarei scoppiato a piangere”.

Nella paura che ci affligge, soprattutto sul futuro dei nostri figli, c’è un dovere da coltivare, la speranza. Di fronte alla realtà che viviamo è facile cedere alla tentazione della rassegnazione o alla trappola del cinismo disperante di chi pensa che esista un punto d’arrivo, ma nessuna strada.

Il futuro è negli occhi di speranza, capaci di sorridere, mendicanti di Cielo, che diventano occhi vivi spinti dal desiderio di ricostruire relazioni feconde di bene ed occhi solidali capaci di vedere le ferite altrui, attivando azioni di cura che dicono: “Tu sei importante per me”. 

Perdere tempo per l’altro, “insieme” (avverbio di speranza), è la vera misura dei costruttori di speranza. Non siamo nel mondo per far rumore, ma per far segno che la vita vince, perciò è impossibile disperare. “La mia nascita è quando dico un tu”, lo dice la madre al figlio che nasce, è la prima grande speranza del mondo, talvolta con lo scorrere del tempo lo dimentichiamo, e allora la guerra vince non solo in Ucraina, nello Yemen, in Siria, proprio quando scordiamo (togliamo dal cuore) che la vita è una plurale realtà.

Domani notte è già Pasqua, ci ricorda che la morte non ha l’ultima parola, la Risurrezione di Gesù è l’unico vaccino che garantisce vita per sempre.

Abbiamo bisogno di un supplemento d’anima che risvegli passione per la bellezza dell’esistere, gioia di vivere per il solo fatto di esserci, amore gratuito per l’altro che è felicità di dare e stare insieme.

E’ Pasqua: scendiamo nella profondità interiore dove abita quel Dio che è la parte migliore di noi stessi. Essere pasquali nella nostra quotidianità vuol dire ricordarci che “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza”, dimensioni imprescindibili a partire dalla virtù della speranza.

E’ quella speranza che vogliamo coltivare oltre ogni illusione anche nella nostra scuola: una realtà che s’impegna a scoprire talenti, far crescere le menti e accompagnare la capacità critica.  A Firenze, culla del Rinascimento, ma soprattutto della bellezza, hanno operato i tre grandi artisti di quel periodo magico: Brunelleschi per l’architettura, Donatello per la scultura, Masaccio per la pittura. Quest’ultimo aveva dipinto un albero che fiorisce sopra la croce, raffigura nella morte di Gesù la risurrezione, la croce è un seme che morendo dà frutto.

Anche nella scuola non manca la fatica dell’impegno, l’esperienza della sconfitta, la delusione di un traguardo mancato, ma sono passaggi che aiutano a scoprire il talento che ogni giovane possiede, è la parte migliore da mettere in gioco, sta agli studenti aiutati dagli insegnanti vincere la paura di non averlo e la pigrizia di non giocarselo.

Mi colpisce la vita di Masaccio, muore a 26 anni, lascia un segno del suo talento che è arrivato, dopo quasi sei secoli, anche a noi. Famiglia e scuola alla scoperta dei talenti dei nostri figli e alunni, non funzionali alla mera ricchezza, ma alla bellezza del mondo, non vogliamo ragazzi che sopravvivano, ma inquieti cercatori del meglio di se stessi per donarlo. Don Bosco diceva che in ogni ragazzo “c’è un punto accessibile al bene”: troviamolo, perché il mondo benefici dei talenti dei giovani per un futuro migliore.

L’augurio che vi porgo è di avere “occhi di Pasqua capaci di guardare nella morte fino alla vita, nella colpa fino al perdono, nella divisione fino all’unità, nella piaga fino allo splendore, nell’uomo fino a Dio, nell’io fino al tu” (Klaus Hemmerle).

Il sapore di Pasqua faccia lievitare nel bene, nell’armonia, nella comunione le vostre famiglie, e allora sarà gioia vera.

 

Affettuosi auguri pasquali,

don Gino

e la comunità salesiana ed educativa

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